Macchine fotografiche “ROBOT”della guerra 1939 - 45 di Brunello Brunelli
Nell’autunno del 1939, dopo breve tempo dall’inizio della seconda guerra mondiale,il comandante dell’equipaggio di un bombardiere tedesco venne decorato con la “Ritterkreuz”, la Croce di Cavaliere dell’Ordine della Croce di Ferro, per l’affondamento di una nave da guerra inglese, la Royal Oak, mentre la stampa quotidiana tedesca dava larga risonanza all’avvenimento. Sfortunatamente dopo poche settimane la nave veniva di nuovo avvistata, e pienamente operativa, dagli stessi tedeschi! Il comandante supremo della Luftwaffe, il Feldmaresciallo Göering, furente per la figuraccia, diede allora ordine che ogni successo dell’ Arma alle sue dipendenze (abbattimento di aerei nemici, affondamento di navi, distruzione di bersagli terrestri) dovesse essere documentato fotograficamente. La Luftwaffe, che già aveva sperimentato diversi apparecchi fotografici, orientò la propria scelta verso la Robot della ditta Berning, che per le ridotte dimensioni, la robustezza e soprattutto la possibilità di scattare una serie di fotogrammi (da 24 a 48) senza necessità di ricarica dopo ogni scatto, meglio rispondeva alle proprie esigenze. Vennero così prodotti per uso delle forze armate circa 20000 apparecchi, caratterizzati dal numero di serie compreso tra 31000 e 61000 preceduto dalla lettera F (tra tali numeri di serie sono compresi anche apparecchi per la produzione civile, con numero preceduto però da un’altra lettera dell’alfabeto). La quasi totalità dei succitati ventimila apparecchi venne consegnata alla Luftwaffe; erano caratterizzati da verniciatura nera e molla di carica media o alta, comunque per 48 esposizioni. Meno numerosi sono gli esemplari con molla bassa da 24 fotogrammi, e molto rari quelli con tettuccio cromato. Tutti o quasi recano stampigliata sul dorso del tettuccio la dicitura “Luftwaffen Eigentum”. Analoga stampigliatura si trova sul piatto della vite o sul collare degli obbiettivi. Questi ultimi per la maggior parte sono costituiti da Zeiss Biotar 1:2 40 e Schneider Tele-Xenar 1:3,8 75 anche se non mancano i Tessar 1:3,5 40 ed i Sonnar 1:4 75. Mentre gli obbiettivi di focale standard sono tutti di normale produzione, con ghiere di regolazione dei diaframmi e della messa a fuoco, tra i 75 mm. non sono rari quelli provvisti di sola ghiera di regolazione dei diaframmi, con messa a fuoco fissa all’infinito. Il primo apparecchio presentato può essere considerato un classico “Luftwaffen Eigentum” nero con bottone di carica alto 4 cm. Per 48 esposizioni, mirino angolare, scala dei tempi da ½ ad 1/500 + B, innesto flash, obbiettivo Tele-Xenar 3,8 da 7,5 cm. E maschera riduttore sul mirino per l’impiego della lunga focale. Da notare sul tetto della molla di carica la presenza di due fori per l’innesto di una staffa che sugli aerei da bombardamento, azionata elettricamente, permetteva la ricarica della molla senza l’intervento dell’uomo ( resta da capire l’utilità di un tale accessorio considerando che i 48 scatti consentiti dalla completa carica della molla esaurivano l’intera pellicola del caricatore e gli apparecchi Robot della II serie cui le forniture militari appartenevano non disponevano di accessori per il cambio rapido del film!). Più interessante è ilsecondo apparecchio presentato, anch’esso “Luftwaffen Eigentum” con molla da 48 scatti ma alta 3 cm., tempi di esposizione classici, privo di mirino, obbiettivo Biotar 1:2 da 4 cm.; veniva montato in un alloggiamento incassato nell’ala dei caccia o dei bombardieri in picchiata ( i famosi “Stukas”) collegato ad un meccanismo di scatto eletromagnetico comandato dal pilota, od anche, con una staffa solidale all’arma, sulle mitragliere di punta dei bombardieri solitamente binate od anche quadruple, ed azionate dal mitragliere con un meccanismo sincrono al comando di fuoco. E’ evidente in tali condizioni di impiego l’inutilità di un mirino: era sufficiente l’esatta collimazione dell’inquadratura con l’asse del velivolo o con la linea di mira delle armi. Questi apparecchi, così come quelli con mirino costituito da un semplice foro (mirino a “foro di spillo”) senza lenti, hanno tutti un numero di serie piuttosto alto, evidentemente prodotti negli ultimi anni di guerra, quando il risparmio di materiali e soprattutto dei tempi di lavorazione aveva assunto in Germania una importanza del tutto sconosciuta negli anni.