Due Plubel Makina prodotte in Giappone in figura, sono a sinistra la 67 del 1978 e prima della serie, folding formato 6X7 con obiettivo Nikkor 80mm f/2.8. A destra la W67 con obiettivo grandangolare Wide Nikkor 55mm f/4.5, fu prodotta dal 1981. CLIC SU IMMAGINE PER INGRANDIRE
E'
storia nota quella dei costruttori giapponesi, che per dare lustro alle
loro produzioni, acquisirono marchi storici tedeschi, come fece Yashica con il marchio Contax, per
non tacere di Cosina che comprò il marchio Voigtlander. A metà anni '70 la Doi acquistò il
prestigioso marchio Plaubel, sorto a Francoforte sul Meno
all'inizio del secolo scorso.
La Plaubel Makina giapponese è una
riedizione in chiave moderna, del concetto ancora oggi fascinoso di
folding (obiettivo retrattile), medio formato 6X7 a telemetro accoppiato
al mirino.
Il prototipo del 1976 Plaubel
Makinette 67,
era opera della Konishiroku per il corpo macchina, la Nikon si occupò
dell'obiettivo Nikkor 80mm f/2.8
montato su soffietto estensibile. Utilizzava pellicola 120, con cui
impressionava 10 fotogrammi 6X7 e un innovativo otturatore a lamelle Seiko, elettronico ed automatico.
La
produzione in serie è del 1978 con il nome
Plaubel Makina 67, stranamente
l'otturatore era un Copal meccanico, evidentemente ne si preferì
l'affidabilità, le altre caratteristiche erano le stesse del prototipo.
La
Plaubel Makina 67, con l'obiettivo estratto in posizione di ripresa, il
Nikkor 80mm f2,8 a 6 lenti, integra
i comandi per diaframmi e tempi, mentre la messa a fuoco è controllata
con la rotella che circonda il pulsante di scatto, e che fanno un
tutt'uno con la leva di carica, sulla calotta la slitta flash.
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Altro grande pregio
delle Makina giapponesi (questa è la 67), è l'estrema compattezza. E' lunga 162mm, alta 115mm, pesa
1250 grammi, ma impressiona lo spessore di soli 56.5 mm.
In evidenza la rotella di
messa a fuoco, coassiale al pulsante di scatto, sul fianchetto il
comando apertura del dorso.
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Otturatore: Copal
0 a lamelle meccanico, con tempi da 1 a 1/500 sec. + posa B, sincro
flash integrale.
Obiettivo: Nikkor 80mm F2.8, 4 gruppi/6
elementi.
Pellicola: 120mm formato 6X7cm, 10 pose.
Distanza
minima fuoco: 1m.
Fuoco: mirino accoppiato a telemetro,
base 65mm.
Mirino: con controllo parallasse.
Esposizione:
range EV 3-18, cellula al silicio interna, segnali con 3 LED nel
mirino.
Sensibilità: 25-1600 ASA.
Flash: slitta a
contatto caldo sulla calotta.
Alimentazione:
due batterie da 1.5 volt SR44.
Trascinamento: leva di carica
185°
Quotazione: l'usato secondo lo stato, è valutato da 700
a 1600 Euro per la Plaubel Makina 67.
Una delle ultime versioni della Plaubel Makina W67, evidente il complesso soffietto-obiettivo più corto della 67, la finestrella rettangolare del telemetro, il logo PLAUBEL in bella vista. Sulla calotta è visibile il contapose, il tasto rosso sulla destra in basso, sblocca il soffietto in posizione di lavoro.
Le Plaubel Makina, sono state prodotte dalla Mamiya fino al 1986, anno in cui il mercato ormai orientato sulle reflex 24X36 e le difficoltà della Mamiya, posero fine alla breve storia delle Plaubel giapponesi, con la chiusura delle linee di produzione.
La Plaubel Makina W67 con il dorso aperto, l'impressione è di solida semplicità, come tante telemetro l'oculare del mirino è a sinistra, il tasto sotto la leva di carica, attiva l'esposimetro.
Se le fotocamere folding
a telemetro medio formato sono sparite dagli scaffali del nuovo, è per
una scelta dei produttori che non hanno creduto in questa nicchia di mercato.
Kimio Doi
comprese che
le reflex sono una bella invenzione, ma la praticità delle folding, la
qualità del medio formato, l'assenza totale di vibrazioni con specchi che
sbattono e poi tornano, l'otturatore centrale meccanico a sincro flash
totale, sono tutto un altro
mondo.
Max Bertacchi & Stefano Fedele